Famosissimo artista dalla personalità eclettica e dalla fervida immaginazione, Bruno Munari nasce Milano, ed è stato uno dei massimi protagonisti del design e della grafica del XX secolo, dando contributi fondamentali in diversi campi dell’espressione visiva (pittura, scultura, cinematografia, design industriale, grafica) e non visiva (scrittura, poesia, didattica). e le sue opere hanno come motivo principale una ricerca costante sul tema del gioco, dell’infanzia e della creatività.
E’ difficile, se non impossibile, collocare Munari in un unico settore; la sua convinzione era che “L’arte è ricerca continua, assimilazione delle esperienze passate, aggiunta di esperienze nuove, nelle forma, nel contenuto, nella materia, nella tecnica, nei mezzi”. La sua attività spazia dall’arte in senso stretto alla grafica pubblicitaria, alla progettazione di giocattoli; sono peraltro molto celebri i suoi numerosi libri per bambini, per l’infanzia e per la scuola, così come anche la serie dei cosiddetti “libri illeggibili” testi privi di parole e destinati a comunicare a livello tattile grazie alle pagine realizzate in materiali diversi.
Da giovane, Munari fu influenzato da Marinetti e partecipò al movimento futurista, ma successivamente, negli anni Quaranta, fondò egli stesso, insieme a Dorfles, Monnet e Soldati, il MAC (Movimento Arte Concreta), una sorta di sintesi tra le diverse correnti astratte che mira a una più stretta connessione tra le arti e tra arte e industria.
Dei vari oggetti di design progettati , la lampada Farkland del 1964 è sicuramente uno dei più famosi e apprezzati.Nella realizzazione di questo oggetto opera una sorta di dematerializzazione del prodotto. Una lampada effimera che dissolve la luce in maniera soft, paragonabile ad una nuvola. La storia di Falkland è sintomatica della sua genialità progettuale: coinvolgere una ditta che fabbricava calze da donna nella realizzazione di una delle lampade più note del design italiano.
La lampada da soffitto viene realizzata con tessuto elastico tubolare che prende forma mediante anelli metallici. Per questi motivi la lampada Falkland si poteva trasportare facilmente, anche senza involucro esterno, ed era facilmente montabile. La forma è generata dalla stessa forza di gravità una volta che la lampada viene sospesa.Fu il primo ad attuare un “trasferimento tecnologico” da un settore ad un altro con l’uso della filanca, materiale flessibile, leggero ed intercambiabile, dal prezzo contenuto.
Lo stesso Munari raccontò: “Un giorno sono andato in una fabbrica di calze per vedere se mi potevano fare una lampada. Noi non facciamo lampade, mi risposero. E io: vedrete che le farete...
...La lampada Esagonale è un progetto di Bruno Munari prodotto da Danese Milano. E’ composta da anelli esagonali concentrici di lamelle metalliche riflettenti. La luce emessa dalla lampadina ad incandescenza viene riflessa in molteplici direzioni dalla lamelle illuminando in modo uniforme l’ambiente. Munari mostra un attento studio di tutto il sistema prodotto ponendo particolare attenzione alla fase di stoccaggio del prodotto: la lampada si ripiega su se stessa appiattendosi ed occupando uno spazio minimo, semplicemente sollevandola dalla scatola riacquista la sua forma tridimensionale.
L'arte può essere a volte la capacità di continuare a guardare con la curiosità di un bambino forme e oggetti, costantemente alla ricerca della comprensione di come funzionano e di come sono stati creati. Questa è la ricerca e la vitalità che hanno sempre accompagnato Bruno Munari, un grande "maestro" del Novecento che con la sua arte, il suo design e i suoi testi ha portato ironia e nuova vita alla ricerca formale.
Per Bruno Munari l'arte doveva esimersi dal riprodurre la realtà. Agli antipodi di un design funzionale Munari costruì la sua fama anche grazie ai suoi oggetti inutili, al suo design esclusivamente dedicato all'equilibrio delle linee geometriche e dei colori.
Il secchiello portaghiaccio disegnato nel 1957 fu premiato per le sue linee estremamente innovative, per l'equilibrio e l'armoniosità delle proporzioni. Un secchiello portaghiaccio che ha ricordato a molti un pallone da football. Il portaghiaccio è utilizzabile, sembra unbanalità ma non lo è per chi conosce almeno un po' Bruno Munari.
Le forchette parlanti, esempio emblematico della funzione della sua arte. Queste forchette in acciaio inox vengono "piegate" all'espressività anche a discapito della loro usabilità. Una collezione storica, che è rimasta unica per la sua originalità.
Munari ricorda spesso nei suoi scritti che le spiegazioni uccidono l'arte. Per questo dei suoi oggetti vorremmo non dare una descrizione minuziosa ma preferiamo lasciare la "parola" all'immagine dell'oggetto stesso e al suo titolo. Forchette Parlanti potrebbe esserne il Manifesto di arte "inutile" o meglio di contemplazione della funzione estetica.
Nel 1947 produce il prototipo della "Sedia per visite brevi" prodotta di Singer. Questa è un'ironica risposta del genio di Munari alla prospettiva della vita di corsa; ha le caratteristiche della sedia classica (noce con intarsi e sedile in alluminio) ma presenta una seduta inclinata a 45°, destabilizzante risposta alla vita che corre veloce, alla frenesia che ruba il tempo.
Nel 1949 Munari progetta per la prima volta una serie di “libri illeggibili”, opere che definitivamente rinunciano alla comunicazione testuale a favore della sola funzione estetica.
Non semplicemente supporto per il testo, la carta comunica un messaggio attraverso il formato, il colore, i tagli e la loro alternanza. Si omettono gli elementi che costituiscono il libro tradizionale, come il colophon e il frontespizio, e la lettura diventa lo svolgersi cadenzato di una composizione musicale, con timbri sempre diversi nell’alternarsi delle pagine.
"Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. (...) La semplificazione è il segno dell'intelligenza, un antico detto cinese dice: quello che non si può dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte."